Vincenzo Minunno - opera prima
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La trilogia del Circolo



La trilogia del Circolo



Viaggiando viaggiando Titolo dell’opera:
- Viaggiando, viaggiando


Dedica: Ai miei compagni di caccia Marco Civita, Andrea Campo, Ventura Venza, Gesualdo Distefano.

Citazione Come sono fragili i sentimenti dell'uomo e mutevoli le sue opinioni!

Copertina: elaborata da Vittoria e Stefania Minunno










Recensione:


Viaggiando viaggiando è la metafora della vita che scorre e della vanità dell’affannarsi umano perché ogni cosa ha il suo momento. L’autore , prima si racconta mediante un’autoconfessione fatta davanti allo specchio, poi punta i riflettori sulle moderne utopie politiche, sul conformismo che attanaglia la nostra società, sugli orizzonti e gli ideali perduti, sui falsi problemi psicologici che affliggono gli attori delle tragedie quotidiane, sulle crociate, sui templari e la jihad. Dopo aver meditato sul valore del sangue versato da Gesù Cristo e sull’ipocrisia dei governanti, Vincenzo Minunno si chiede e domanda: quanto altro sangue occorre per purificare il mondo? Nel suo vagabondare, lo scrittore stuzzica la curiosità del lettore e tenta di coinvolgerlo nella soluzione del problema ( che ogni uomo si pone) circa il rapporto che corre tra la Provvidenza di Dio e il Male, tra la Libertà dell’uomo e la Predestinazione.


Prefazione


Un giorno, mentre si parlava di “Valori”, un neo laureato che partecipava alla discussione disse:< il termine “Valore” mi sembra che abbia subito una forte svalutazione. Tutti ne parlano. Il prete predica la perdita dei valori, il politico imbonisce i valori ed auspica il loro recupero, voi parlate di crisi dei valori, molti intellettuali blaterano e scrivono dell’urgenza di riscoprire i valori. Si può sapere di che genere di valori si parla? Si può sapere il nome proprio dei valori a cui tutti fanno cenno e nessuno nomina? > Con questo secondo volume della Trilogia del Circolo, l’autore si avventura in una selva intricata, con l’intento di mettere ordine e dare un nome alle piante che vi crescono. Quel laureato, purtroppo, non è il solo a porre simili domande. Oggi sono tanti, troppi a chiedere cosa sono i “Valori”. Una domanda che denuncia la mancata coscienza delle qualità positive delle persone e degli ideali a cui aspira l’uomo nella sua vita. Libertà, Verità, Giustizia, Uguaglianza, Onestà, Legalità, Rettitudine, Solidarietà e Coerenza, ( tanto per citarne alcuni ), non sono semplici sostantivi o parolette da usare per abbellire un discorso morale, sono i pilastri fondamentali della società. A volte succede che i governanti delle nazioni trasformino quelle parole nobilissime in idoli vocianti, feticci voraci in nome dei quali vengono commesse le azioni e le omissioni più nefande. Scaricare, però, la colpa e le responsabilità sugli altri, anche se legittimo, non è onesto né utile. La svalutazione accennata dal nostro laureato deriva proprio dall’ignoranza, dall’apatia e dal cattivo uso che si fa di queste bandiere. Ognuno è chiamato a un genuino confronto con se stesso, a trovare il coraggio di porsi le domande, specie quelle più scomode, a dare le oneste risposte. L’uomo, (ognuno di noi ), tutti i giorni della sua vita, è costretto a relazionarsi, a rapportarsi, a confrontarsi con Dio, con la Natura, con gli altri uomini del suo tempo e con se stesso. Dall’esito del riscontro dipende la sua quota di felicità giornaliera. In assenza di un continuo e leale esame di coscienza, si rischia di guardare solo al risultato finale delle nostre azioni senza curarsi dei diritti altrui, si rischia di perdere l’orizzonte tracciato dai “Valori”. Infatti, quando non si ha un buon rapporto con se stessi, si tende a riempire il vuoto lasciato dal “valore” sfrattato, con cento altre cose desiderate, senza sapere che l’allargamento indefinito dell’orizzonte dei desideri e la loro soddisfazione non generano la felicità, ma provocano solo abitudine, stanchezza e noia che costituiscono la fonte del disinganno. I frutti amari della scorretta relazione con i nostri contemporanei e con la Natura, ci vengono serviti a tavola, quotidianamente, dai mass-media.

L’egoismo la fa da padrone, siamo insaziabili e ci comportiamo come i pesci: il più grosso mangia il più piccolo. Con Dio ( più che con Dio, direi con la sua Chiesa ) abbiamo mille contenziosi aperti, centinaia di cavilli da chiarire, decine di nodi da sciogliere e un paio di domande serie da porre. Questo libro non ha la pretesa di indicare soluzioni definitive, ma aiuta a porsi le domande, anche quelle che sembrano insignificanti o prive di interesse, favorisce l’individuazione delle fratture, facilita la formulazione delle risposte che ognuno deve dare a se stesso. “ Stiamo vivendo tempi di violenza e di paura perché l’arbitrio ha soppiantato la legalità.” Alcuni uomini di buona volontà possono cambiare le regole del gioco che si svolge nei Palazzi della politica? E’ molto difficile. Le buone intenzioni sono dunque destinate a rimanere utopie? Pare di si, perché è andata perduta l’essenza dei valori fondamentali. Fingendo un esame di coscienza ovvero un confronto personale con uno specchio, il filosofo mette a fuoco il profondo significato nascosto nelle parole verità, libertà, giustizia, uguaglianza ed il cattivo uso che spesso se ne fa. Analizza i desideri umani e si chiede:” sono i desideri che determinano i fatti, oppure sono le mete raggiunte che qualificano i desideri?” Quindi tenta di mettere ordine nella giungla dei desideri che soffocano l’uomo. “ Secondo il principio metafisico di causalità, ogni oggetto ha una causa che influisce efficacemente sull’essere di un’altra cosa: qual è il rapporto tra il principio operante nella rivelazione e l’effetto da esso operato sull’uomo?” Su questo tema, alcuni relatori svolgono la storia delle religioni e dimostrano che queste sono i raggi di una stessa verità, adattati a diversi gradi di intelligenza e a diversi strati sociali. Poi affermano che il rapporto tra il principio operante nella rivelazione ed il suo effetto è la volontà dell’uomo. Dio può rivelarsi come, dove e quando gli pare, ma se l’uomo non pronuncia il suo si, ne vanifica ogni effetto. E’ più importante la norma dello Stato o la coscienza individuale? In “Aghi di pino” Viene proposto un caso concreto di obiezione di coscienza con le relative conseguenze. Giudicare i “diversi” provoca traumi e danni che fatalmente di riversano sulla società. Se da un lato sarebbe un bene accettare i “diversi”, considerandoli un valore aggiunto, dall’altro è vitale non confondere i vizi con le virtù. Questo tema viene affrontato di petto dall’autore perché vede una società confusa, bombardata da messaggi stupefacenti, travolta da teorie che inneggiano alla supremazia dell’uomo sull’uomo, sulla natura e su Dio. Una società alienata che confonde l’ira smodata con la giustizia, l’avarizia con la parsimonia, la superbia senza freno con la libertà.

Una società bisognosa di recuperare il senso del peccato e dell’errore morale. Nei capitoli dedicati alle Crociate, ai Templari e alla Jihad stuzzica la curiosità di pseudo intellettuali (ovvero la maggior parte della gente) che, molto spesso, parlano di argomenti che sconoscono e giudicano per sentito dire. Un romanzo letto al mare e qualche film visto al cinema non autorizzano a sentenziare su certi argomenti. In “Conversione”, affronta il problema delle “Sette religiose” e si confronta personalmente con “I Testimoni di Geova”. Ne viene fuori un quadro inquietante che lo induce a dire:” Preferisco la mia Chiesa con le sue sacrestie sporche; quella Chiesa tanta vituperata e contestata, ma Cattolica, Universale, aperta a tutti; quella Chiesa di Santi e di peccatori che non fa distinzioni, che propone la fede di cui è depositaria senza fare il lavaggio del cervello e che lascia all’individuo la libertà di scegliere.” Nei capitoli finali ritorna a parlare di un tema che lo ha sempre turbato: l’apparente inutilità del sacrificio di Gesù Cristo, la Provvidenza e l’obbligo morale. Dio, come maneggia la nostra volontà senza farle violenza? "Non ho spiegazioni per la vostra intelligenza". Dice Gesù ai suoi discepoli, in un vangelo apocrifo. L’autore tenta di darsi una risposta, ben sapendo che la risposta definitiva non ci sarà se non verrà illuminato dalla Grazia.

Ettore Quarantanove



La prima pagina

    Stiamo vivendo tempi di violenza e di paura perchè l’arbitrio ha soppiantato la legalità. Siamo intimamente convinti che il pilone della società sia la legge, tuttavia alcuni avventurieri ritengono che sia possibile farne a meno. Con sangue e sudore sono stati istituiti diritti di ordine giuridico, politico, morale e internazionale che stabiliscono le regole del vivere civile degli uomini; regole che molti ignorano, altri fanno finta di seguire e qualcuno calpesta apertamente.
La nostra società percepisce chiaramente da molti segni che quando qualcuno, a qualsiasi livello della scala sociale, ritiene sorpassati questi diritti fondamentali, si ha l’incertezza, la titubanza, lo sgomento, la paralisi, la paura, l’arbitrio, la violenza, la nevrosi e tutte quelle lotte scatenate dalle passioni.
Quello che sta succedendo è chiaro ed i paragoni sono evidenti, non occorre fare fantapolitica nè immaginare complotti internazionali. La verità, a volte, è sotto i nostri occhi, semplice ed evidente nella sua tragicità.
L’Onu ha perso credibilità perchè non sempre si attiene o applica i principi fondamentali; gli Usa sono guardati con sospetto e astio perchè predicano la libera determinazione dei popoli ed in pratica impongono il loro modello di vita e la loro politica, ovvero non rispettano i principi fondamentali.
Perchè ogni volta che l’Unione Europea deve prendere una decisione di carattere internazionale resta sempre ferma sulla sponda del Rubicone, in attesa che qualcuno le dia una spinta? Perchè ha paura di attenersi ai princìpi fondamentali.
Perchè le decisioni che prende il nostro Governo sono quasi sempre sofferte e travagliate? Perchè spesso perdono di vista i principi fondamentali.
Perchè chi sta all’opposizione non riesce ad andare oltre una generica denunzia, resta immobile e non propone alcunchè di costruttivo? Perchè non si attiene ai diritti fondamentali, alle regole del vivere civile degli uomini.

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