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Dedica:Ai miei figli Giovanni, Vittoria, Stefania, Rachele. Citazione d’apertura:“ L’arte del viaggiare È una strategia Per sottrarsi alla fissità Del proprio destino.” ( D.H. Lawrence ) Copertina: Disegni elaborati da Lillo Prof. Cucchiara “””Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano:< Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti per adorarlo.> All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli rispesero:< A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: ””E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda; da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del tuo popolo, Israele.”> Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme, dicendo: < Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo.> Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.””” (Matteo 2,1-12) Tra i quattro evangelisti è solo Matteo a nominare i Magi. Perché gli altri non ne parlano? E’ plausibile il racconto evangelico? E’ possibile che i Magi siano figure davvero storiche, e non soltanto simboliche? Un minimo d’imbarazzo dinanzi ai Magi la tradizione cristiana l’ha sempre mantenuto. Da dove venivano, in realtà? Quanto tempo era durato il loro viaggio? Con quali mezzi erano giunti? Che itinerario avevano seguito nell’andata? Quale scelsero per il ritorno? Quanti erano? Come si chiamavano? Molte indicazioni ci sono state fornite dai vangeli apocrifi. I temi della profezia di Zarathustra relativa alla nascita del Soccorritore e alla sua attribuzione a Gesù furono a loro volta sviluppati in testi profeto-esegetici di origine soprattutto siriaca. Da questi testi ha finito con l’affermarsi la nostra tradizione. Per la tradizione esegetica cristiana, i Magi sono essenzialmente la primitia gentium, i primi fra i pagani ad avere riconosciuto e adorato il Signore. Veniamo ai nostri nove Magi. Aldebaran è re, mago, gran maestro dei seguaci di Hiram (i primi massoni) e governa sull’Arabia Felix. Il suo obiettivo principale era quello di dare una tradizione comune ai vari raggruppamenti tribali che abitavano l’Arabia. Profondamente religioso, aveva letto anche alcuni rotoli di Isaia, e aspettava l’avvento del Verbo-Luce. Nelle vene di Sirio scorre il sangue dei Sequani, una bellicosa tribù celtica. Scampato al sacrificio rituale, viene allevato da un Druido in una selva resa inviolabile dalla leggenda del Re del Bosco. Quando l’allievo superò il maestro, si recò a Roma e mise a frutto le sue conoscenze naturali, il suo sapere e il suo fascino. Entrato nelle grazie di alcuni senatori, iniziò la sua carriera di assistente Procuratore e poi di Procuratore delle tenute imperiali di Capua. Aveva un alto senso della giustizia e del dovere e il suo passatempo prediletto era l’osservazione della volta celeste. Il vecchio Druido gli aveva raccontato strane storie: una stella con la chioma sarebbe stato il segno che il Re del cielo sarebbe sceso sulla terra, e che nel deserto di Giuda si sarebbe compiuto il suo destino. Il principe Deneb governava a Sheliak, una città fortificata che sorgeva sulla riva meridionale del Gange, alle pendici dell’Himalaia. Discendeva da una stirpe di razza guerriera che non aveva mai perso l’occasione di battersi per la difesa della propria aristocratica autonomia. Era anche un potente mago, ed i suoi maestri erano gli asceti che abitavano nei dintorni dei laghi sacri. Lui sapeva leggere nei segni dello zodiaco la storia di Rama e, nelle notti idonee cercava nuovi astri. Una notte notò, basso sull’orizzonte, un astro molto luminoso e, per osservarlo meglio decise di andargli incontro. Mizar è il re di una città situata sulla sponda occidentale dell’Eufrate. Per amore del sapere, rendeva pubblico culto al dio Marduk, ma nel suo cuore onorava l’unico e vero dio, Ahura Mazda, proclamato dal profeta Zarathushtra Spitama. Quando la stella cometa apparve nei cieli, Mizar consultò i sacri rotoli e apprese che quella stella annunciava la nascita di un salvatore, lo Saoshyant predetto dal Profeta. Capella è una sacerdotessa. Nelle sue vene scorre il sangue nomade delle steppe, il sangue magico della palude, il sangue ribelle dei Traci, il sangue nobile dei Faraoni. E’ una giovane donna che vive lungo il Nilo, nell’alto Egitto, ma con le radici interrate in molti altri posti. Per volere del suo maestro lei deve intraprendere un viaggio. La meta gli verrà svelata strada facendo. Antares è un principe greco molto istruito e molto insoddisfatto della sua vita. Prende a pretesto l’apparizione di una stella cometa per lasciare il suo paese e tutte quelle cose quotidiane che lo annoiano. Con un gruppo di amici decide di seguire il tragitto della cometa. Non sa dove lo porterà, ma non gliene importa nulla, l’importante è partire. Il caso lo porta fino a Gerico. Nell’accampamento sente parlare di Erode, di Profeti, di Betlemme. Altair è un re guerriero e un mago che governa una grande tribù celtica, nella Britannia meridionale. Quando nei cieli di Britannia apparve la stella cometa, lui è l’unico a non tremare, perché nelle visioni i suoi avi lo avevano tranquillizzato. Ruppe i sigilli della profezia e nel recinto delle sacre pietre lesse che la stella chiomata annunziava la nascita di un grande condottiero nella terra dei Fenici. Nelle vene di Vega scorre il sangue infuocato e ribelle dei figli delle Asturie. Nasce figlio di re, ma le circostanze della vita lo costringono a diventare un pirata. E’ audace, e spesso si avventura con la sua nave nel grande oceano, oltre le colonne d’Ercole. Dotato di intelligenza non comune, aveva studiato astronomia, geometria e idraulica presso i Magi di Tingis, dai sapienti di Icosium era stato iniziato ai riti misterici ed esoterici. In lui convivevano due anime: quella del pratico, duro, rapace guerriero, e quella inquieta del sognatore che cerca la verità. Un vecchio re berbero che lo aveva caro come un figlio, poco prima di morire, gli aveva rivelato il mito del figlio dell’uomo che diventa figlio di Dio, il suo Verbo vivente e il suo Santuario. Il segno dell’evento era l’apparizione di una stella chiomata, e la direzione da prendere per trovarlo era quella indicata dalla stella. Rigel è il figlio di un possente e scontroso guerriero, un capo irriducibile di una bellicosa tribù Celtica che viveva nella Gallia Belgica. Mentre il padre era braccato dai legionari romani, il piccolo Rigel cresceva nella foresta incantata dove i Druidi si prendevano cura di lui. Egli apprese a memoria le leggi e le tradizioni del suo popolo, la leggenda della foresta, le storie degli dèi e le gesta degli eroi. Nel profondo dei boschi imparò la sapienza antica delle erbe e dei medicamenti, gli incantesimi, il linguaggio delle costellazioni ed il segreto delle stelle. Sulla sponda di un mesto laghetto tranquillo, con la sua magia interpretava il futuro, il destino degli uomini e la volontà degli dèi. Anche lui, con l’apparizione della stella si mette in viaggio. Aldebaran, Sirio, Deneb, Mizar, Capella, Antares, Altair, Vega e Rigel sono la metafora dell’umanità agitata, avida di conoscenza e sempre in cerca di tutto ciò che la supera. Essi partono dai quattro punti cardinali, simbolo dell’universalità, ma hanno tutti la medesima destinazione. Nessuno sa cosa lo aspetta lungo il cammino né cosa troverà quando avrà raggiunto la meta. Qualcuno si mette in viaggio per fuggire dalla propria storia, altri partono per curiosità o per spirito d’avventura, qualche altro per obbedire a un comando o per rispondere ad un invito. La loro guida è una stella cometa, niente di più effimero ed insicuro. Con questa serie di racconti, l’autore ha voluto entrare nel cuore dell’uomo, senza pregiudizi di caste, di razze o di ubicazione territoriale per metterne in evidenza i pregi e i difetti, i dubbi e le certezze, gli ideali e le false vocazioni, la religiosità naturale e la fede. Non tutti vedranno il bambino nato a Betlemme, ma ognuno troverà se stesso e la pace che segue ogni ricerca condotta con retta intenzione. Ettore Quarantanove Quando la regina di Saba ripartì da Gerusalemme, ove si era recata per conoscere il Re Salomone, nascose nel suo caravanserraglio e portò via con sé tre uomini che si erano invaghiti di lei. Questi erano i maestri che avevano lavorato con Hiram alla costruzione del Tempio. I tre fuggiaschi innamorati avevano appreso dal massimo architetto le regole ed i segreti dell’arte per legare e fondere i metalli, squadrare le pietre, governare le maestranze; dalla corte di Salomone avevano portato via solamente i propri attrezzi da lavoro: la livella, la squadra ed il maglio. Per amore, solo per amore della regina, avevano scelto di vivere come schiavi, pronti ad ogni suo comando. L’Arabia Felix era governata da Aldebaran, l’occhio del toro. Costui era re mago e gran maestro dei seguaci di Hiram. Egli aveva esteso il suo regno oltre Alhena, la grande città situata a settentrione, sulle rive del mar Rosso, un grosso centro commerciale che costituiva il punto di riferimento e di incontro delle carovaniere, luogo di raccolta in cui le tribù nomadi vendevano i loro prodotti. Suo padre, Hamal, aveva tentato di riunire in un solo grande popolo le tribù che vagavano lungo la penisola ardente. Aveva persino spostato la capitale e trasferita la sua dimora da Saba “la magnifica” ad Alhena. Con quei movimenti egli si proponeva un duplice obiettivo: controllare meglio il territorio e rendere più tangibile, più visibile il suo potere. Saba era molto bella, ma non aveva i requisiti necessari per la politica di Hamal: era troppo a sud, troppo decentrata. Il vecchio re agevolò i commerci, rese sicure le strade, incentivò la pesca ed i trasporti marittimi, chiuse un occhio sulla pirateria a patto che non danneggiassero i suoi interessi, tentò di attirare nelle città i nomadi e di limitarne il vagabondare. Sul piano sociale, la politica di Hamal ottenne qualche successo, ma l’elemento disgregativo che vanificava molti suoi sforzi era la religione. Ogni tribù aveva le sue divinità, spesso antagoniste! |
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