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Titolo dell’opera:
- Roba da matti - 2° Edizione
Dedica:Ai cittadini senza voce, invisibili e dimenticati
Citazione d’apertura: "Il sonno, il sogno e l'estasi sono le tre porte aperte verso il mondo sovrumano" (Pitagora)
Copertina: Ballata di Pulcinella - Litografia di Pino Bua –
Recensione
Durante la serata conclusiva di Carnevale, in una vecchia
villa, alcune persone mascherate, rese audaci dall’anonimato,
aprono uno spiraglio della propria anima e confessano le
manie, i vizi ed il peccato personale che in qualche modo riescono
ancora a percepire.
In un’epoca in cui si sono smarriti molti valori fondamentali,
in un tempo in cui i vizi hanno perso la loro natura negativa
e in nome della libertà tutto è diventato lecito, in un’era in
cui la società snobba le virtù ritenendole un impedimento alla
piena realizzazione individuale e si rifugia nella banalizzazione
del Male, lo scrittore si muove in una palude mimetizzata da
giardino e strappa alcuni veli per mostrare la faccia reale del
peccato che convive indisturbato con l’uomo, ne fa riemergere
il vero, terribile e distruttivo significato. Niente è gratuito o
fine a se stesso, ma ogni parola tende a scuotere le coscienze,
a fare prendere atto della violenza quotidiana che ci circonda,
a riscoprire il senso del peccato, ad affermare che non tutto
quello che piace è lecito.
Prefazione
La Morale ha molte definizioni, ma in questa sede a noi interessa quel
complesso di consuetudini e norme che regolano la vita pubblica e privata.
L’uomo è un soggetto morale perché, indipendentemente da quello
che stabilisce la Morale, ha la percezione intuitiva (il senso) di ciò che è
bene o male e la consapevolezza (la coscienza) del significato etico delle
proprie azioni.
Perché, allora, pur avendo questi due formidabili strumenti di giudizio,
è portato a confondere l’errore morale col peccato?
Prima di procedere oltre, ritengo necessario identificare, almeno sommariamente,
questi due illustri sconosciuti.
L’errore morale è una trasgressione a una regola o a una convenzione.
Il peccato ha una dimensione religiosa e implica una rottura con Dio,
rottura che si esplica in amore rifiutato e volontà contraddetta.
Come si è giunti a questa colpevole confusione? La risposta va ricercata
nella perdita del senso del peccato.
“roba da matti” non vuole essere l’apologia del peccato né la vetrina
del vizio, ma un riflettore puntato sui nostri contemporanei che sono diventati
chiusi all’idea di peccato e di colpa. essi ritengono, infatti, che tale
idea crei nell’uomo un sentimento di alienazione e sia un simbolo di
oscurantismo. L’autore rende visibile l’invisibile, anche a rischio di apparire
empio, nel tentativo di recuperare la perdita del senso del peccato;
egli ritiene che tale perdita rimetta in causa la stessa nozione
fondamentale di salvezza. infatti, che senso ha parlare di salvezza e di
redenzione se non c’è nulla che deve essere salvato o riscattato?
Cosa dice la Morale Cattolica in proposito?
La causa principale della perdita del senso del peccato va ricercata
nell’ autonomia dell’uomo moderno. La secolarizzazione ovvero la progressiva
autonomia dello Stato e della Società nei confronti della Chiesa
(per altri versi legittima) ha portato, come conseguenza, il rifiuto
dell’esistenza di Dio. Col rifiuto si è inteso eliminare l’immagine di Dio (autore
di una legge morale) e restituire all’uomo tutta la sua statura e la sua
maturità. finalmente l’uomo può considerarsi autonomo nei confronti del
proprio destino.
Come nel mito di Prometeo, l’uomo ha abbattuto qualsiasi divinità che
lo tenesse incatenato con delle proibizioni e, grazie al progresso scientifico
e tecnico,si è liberato dalle sue paure. L’uomo non si considera più
creatura (che deve sottomettersi e obbedire a Dio), ma un essere autarchico
(autosufficiente, auto-creatore di se stesso). La coscienza del proprio
potere porta l’uomo alla eliminazione delle idee di bene e di male, di
lecito e di proibito, di peccato.
Proprio quello che si osserva nelle confessioni rese dai personaggi mascherati.
L’autonomia, inoltre, si incarna in ideologie atee. Da un lato abbiamo
l’ateismo Marxista che ignora il peccato, dall’altro c’è l’ateismo esistenzialista
che elimina la nozione di peccato ed esalta la libertà: l’uomo è
l’autore della propria promozione.
Un’altra causa importante della perdita del senso del peccato è l’effetto
decolpe- volizzante delle scienze umane. Le scienze tendono ad assumere
una funzione etica, col rischio di eliminare la morale nelle sue
nozioni di peccato e di colpa (vedi i casi di aborto, eutanasia, fecondazione
artificiale).
Una causa, non meno importante delle altre, è il messaggio trasmesso
dalla società dei consumi, la catechesi della facilità di vivere a proprio
agio e senza costrizione alcuna. Per la società dei consumi il male è ciò
che dà fastidio. essa ostenta il trionfo dell’uomo padrone di sé e del suo
universo: «Diventerete come Dio». (Gen.3,5)
Come riscoprire il senso del peccato e del bisogno della salvezza?
in “roba da matti” il Padrone di casa propina qualche consiglio, senza
sbilanciarsi troppo, perché non è sicuro che i fatti confessati siano veri:
come faccio a capire se le vostre storie sono fatti realmente accaduti
o frutto della vostra fantasia?
Pulcinella, grazie alla sua esperienza, è convinto che in molti casi si
tratti di “delectatio morosa” ovvero di una fantasticheria immaginativa,
una specie di compiacenza interiore nel rappresentarsi una situazione immorale,
soffermandovisi con piacere.
Cosa dice in proposito la Morale Cattolica?
Per consentire la riscoperta del senso del peccato e del bisogno della
salvezza, bisogna offrire all’uomo una presentazione più giusta della relazione
dell’uomo con Dio. in questo contesto andrebbe eliminata la concezione
concorrenziale tra l’uomo e Dio: non è vero che la fede in Dio
è incompatibile con la fede nell’uomo. L’uomo è a immagine di Dio, con
tutte le sue facoltà e capacità di dominare l’universo di cui fa parte; nel
rapporto filiale non può esservi concorrenza.
Per il suo bene, l’uomo deve comprendere che il peccato contro Dio
è anche peccato contro l’uomo. La volontà di Dio è che l’uomo si realizzi
pienamente, che trovi la gioia e la felicità. La relazione uomo-Dio
dà alla vita umana tutto il suo senso e la sua dignità, mentre il peccare
contro Dio equivale a peccare contro la dignità umana, a degradare l’uomo,
a farlo regredire proprio perché si allontana dal suo modello. Col
peccato, l’uomo ritorna ad essere carnale, succube delle voglie dei propri
istinti.
Per riscoprire il senso del peccato è necessario liberarsi da una morale
giuridica. il Giuridismo, infatti, non denuncia tanto la perversione intrinseca
del peccato quanto piuttosto l’infrazione di un comandamento
che viene presentato come pura proibizione. in questo caso, la legge diventa
il limite (entro il quale si può fare o non fare) e il gendarme al quale
si obbedisce per paura.
La nozione di peccato, legata alla sofferenza dell’uomo, è in grado di
indicare di quali mali soffre la nostra società e di mettere in evidenza le
radici profonde di questi mali: peccato di disprezzo dell’uomo e quindi
di Dio (antisemitismo ed olocausto, razzismo e pulizia etnica, tortura,
sfruttamento, ecc.); peccato di disattenzione da parte di molti responsabili
sociali nei confronti della vera vocazione divina dell’uomo – l’uomo
non è il padrone assoluto dei beni della terra, ma ne è solo
l’amministratore — con le conseguenze ben note: la questione sociale
posta dalla meccanizzazione industriale e dal liberalismo capitalista, la
gravità della miseria a dimensione planetaria, l’immenso sperpero da parte
dei paesi ricchi, la crisi ecologica.
il peccato, quindi, non è più solo un fatto individuale, ma perversione
di gruppi o di collettività che opprimono le altre, violazioni che legittimano
le denuncie della Chiesa; una Chiesa che, per la visione globale che
possiede sull’uomo e sull’umanità, ha il dovere di denunciare il peccato
e di intervenire affinché venga rimosso.
La Morale Cattolica ci dice che esiste un legame tra il peccato e la
morte, morte intesa come morte interiore, la morte dello spirito, dell’unione
con Dio.
il peccato, in quanto possibilità di perdere la vera vita, è una struttura
fondamentale dell’esistenza umana; il peccato aliena l’uomo e lo rende
estraneo a se stesso, alla sua stessa volontà.
il messaggio che deve arrivare all’uomo è che Cristo, con la sua morte
e resurrezione, ha vinto la morte fisica, il peccato e la morte spirituale
che questo produce.
Quali sono le cause del peccato? L’uomo pecca per colpa propria ,
per tentazione o per colpa altrui?
in “roba da matti” vengono trattati anche questi argomenti. Picaro e
Pierrot, per esempio, si sentono giustificati proprio dalle ingiustizie che
hanno dovuto subire: se non fosse accaduto quel fatto…se non fossi stato
costretto da quella circostanza, io non avrei agito come ho agito.
La Morale Cattolica, in proposito ci dice che le cause del peccato possono
essere esterne e interne, ma la causa essenziale del peccato è sempre
la decisione della volontà umana, capace di pervertirsi.
Le cause esterne sono incitative (tentazioni), ma in ogni caso (cause
esterne ed interne) l’intelligenza viene sedotta e accecata dalla trappola
dei desideri, la volontà è resa incapace di eseguire quanto le viene dettato
dalla coscienza.
Perché l’uomo incontra tante difficoltà a ritrovare Dio nelle sue opere?
La stessa domanda vale per Brighella: perché odia tanto l’umanità?
La risposta, nella sua forma, è molto semplice: l’uomo invece di andare
verso Dio si ferma alle creature; desiderando e inseguendo quelle, vi
traspone la sua sete di infinito e di assoluto, “ Aversio a Deo, conversio ad creaturas “.
E la delusione che incontra possedendole, invece di servirgli da insegnamento,
lo spinge ancor più verso una nuova corsa e verso nuove illusioni,
non comprende che le creature sono un riflesso di una realtà
assoluta che è Dio.
Il peccato, pertanto, è quella grande infermità che impedisce all’uomo
di trovare la gioia piena (vedi come Colombina, Capitan fracassa , arlecchino
e la Cortigiana si avvolgono nella loro mortale ragnatela); lo
blocca su una qualsiasi creatura, eretta ad assoluto, e principalmente su
quella creatura che è lui stesso. il fascino delle creature fa dimenticare
agli uomini la loro derivazione, la loro continua dipendenza nei confronti
di Dio.
«Sarete come dèi» disse Satana ad adamo ed eva: ecco la grande tentazione
alla base di tutti i peccati. L’orgoglio, il padre e la madre di tutti
i peccati, è la tentazione di mettersi al posto di Dio, una bramosia che
conduce a uno sconfinamento radicale.
Dopo aver scrutato, per sommi capi, le cause della perdita del senso del
peccato e le cause del peccato stesso, non posso esimermi di dare uno
sguardo al quadro molto più luminoso del pentimento e riconciliazione.
Noi abbiamo la fortuna di avere un Dio che è Padre Misericordioso.
E questo Padre ci dice che la morte spirituale causata dal peccato non è
definitiva, che è possibile ottenere il perdono e ritornare alla vita.
Cosa dice Pulcinella ai suoi ospiti, nelle battute finali? < che cosa sono
il dolore e la morte, se non le stigmate del peccato? … Il peccato ha
distrutto il regno dell’amore.
… Dobbiamo evitare che la maschera, a lungo andare, diventi volto …
La lotta va condotta per determinare le circostanze positive … anche se
l’amore gratuito di Dio e degli uomini, tu non lo comprendi, accettalo. >
Non voglio chiudere questa prefazione senza mettere in guardia il lettore
da un grave pericolo, spesso sottovalutato. nei Vangeli leggiamo
che tutti i peccati saranno perdonati, ma chi avrà bestemmiato contro lo
Spirito Santo, non avrà perdono in eterno. Vale a dire che l’amore di Dio,
per quanto misericordioso, non vuole ledere la libertà dell’uomo.
Per orgoglio, l’uomo può rifiutare la chiamata divina, può rifiutare di riconoscere
l’onnipotenza di Dio attribuendo a Satana ciò che viene dallo Spirito.
Dio non lo può salvare senza un pentimento e senza la volontà di
essere salvato.
Questa seconda edizione scaturisce dalla necessità di dare completezza
a quel senso di incompleto che aleggiava in alcune pagine, di smussare
periodi spigolosi e diluire alcuni concetti tratteggiati con tinte troppo
forti, lasciando però inalterate le sue caratteristiche essenziali. La sensibilità
del lettore va rispettata così come va tutelata l’idea costitutiva di
un’opera letteraria. infatti, se il silenzio concede spazio alla fantasia, la
realtà ha bisogno della parola per essere rappresentata; una parola che
spesso può essere dura, tagliente, lacerante, equivoca nella sua crudezza,
capace di provocare emozioni, una parola scritta idonea a rendere visibile
l’invisibile, una parola che diventa l’estrema tutela del pensiero e della
memoria.
Ettore Quarantanove
La prima pagina
Da sempre, nel regno di Sicilia, le Maestranze hanno costituito una forza invisibile. Il loro fine statutario prevalente era quello di promuovere, organizzare e realizzare manifestazioni laiche e religiose, ma all’occasione, avevano anche il potere ed i mezzi per fare esplodere rivolte, come quella del 1773 che si concluse con la cacciata del viceré.
Don Ignazio non vantava titoli nobiliari, ma con le sue navi portava il vino siciliano in tutta l’Europa.
Era una persona piuttosto illuminata per il suo tempo. Dava grande importanza al commercio, a scapito della politica, e riusciva a mantenere i contatti epistolari con ragguardevoli personalità famose nel campo della poesia, della musica e della matematica; personaggi che aveva avuto il piacere e l’onore di conoscere durante i suoi viaggi di affari.
Ciò non voleva dire che si disinteressasse alle vicende politiche, tutt’altro, ma seguiva coerentemente l’ultimo consiglio che suo padre, Don Vincenzo, gli aveva dato sul letto di morte:< non lasciarti coinvolgere nelle beghe dei Baroni.>
Don Ignazio si rendeva conto delle novità e leggeva in anticipo gli avvenimenti, sapeva fare i passi necessari per mantenersi neutrale e, allo stesso tempo, per essere rispettato dai contendenti di turno.
Preveniva le richieste di sussidi del viceré e versava generosamente i soldi che servivano al sovrano per combattere i sovversivi giacobini.
Quando la plebaglia, senza il consenso delle Maestranze, minacciava l’ordine costituito, egli era il primo a raccogliere gente in grado di accorrere armata in difesa del Regno.
A causa di una grave carestia, nel 1796 mise a disposizione di re Ferdinando le sue navi per trasportare il frumento dalle Puglie in Sicilia, nonostante l’imperversare della pirateria.
La villa si ergeva solitaria e silenziosa al centro di un giardino circondato da un alto muro di mattoni rossi. Era stata costruita alla fine del XVIII secolo da Don Ignazio che, grazie ai servigi resi al Re, aveva ottenuto il titolo nobiliare, numerosi
possedimenti terrieri ed esclusive concessioni di pesca.
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